Il Gioco del Mondo

E’ già qualche mese che Storia Continua non pubblica una recensione. Questo perchè siamo stati alle prese con la lettura di un libro che è un rompicapo sia per struttura che per contenuti. A dispetto del titolo, che si riferisce al semplice gioco dalla campana, in cui bisogna soltanto saltare attraverso un percorso di caselle numerate disegnate con il gesso sul selciato, “Rayuela” è un romanzo intriso di matefisica.


Il protagonista, Horacio Oliveira, è egli stesso un apprendista filosofo, un eterno studente sempre alla ricerca di qualcosa, di un Centro, il suo “Kibbuz del deisderio” lo chiama, il Cielo che si raggiunge al termine della Rayauela. Ma questo suo passaggio dalla Terra al Cielo attraverso le caselle numerate dei quartieri di Parigi prima e di Buenos Aires poi, diventa devastante per chiunque capiti sul suo cammino.

Oliveira sente il bisogno di distruggere i rapporti o, meglio, l’abitudine, la banalità e il conformismo su cui troppo spesso si adagiano le relazioni. Lui rifiuta di accettare la società così com’è, a differenza della donna di cui si scoprirà suo malgrado innamorato, ma non si farà scrupolo di abbandonare. La Maga incarna la semplicità e l’incapacità di reagire alle storture del mondo. “Oliveira”, invece, spiegherà bene Cortazàr “sostiene che si deve demolire una civiltà che ci sta portando inesorabilmente alla bomba atomica”, è il 1963 quando il libro viene pubblicato, periodo della psicosi della guerra nucleare, “e se la civiltà giudaico-cristiana si è sviluppata per farci finire con un bomba atomica, allora ci siamo sbagliati, bisogna creare qualcos’altro”.

Per cambiare la realtà, però, bisogna utilizzare strumenti nuovi, non quelli “triti, consunti e bugiardi” del passato. Primo fra tutti il linguaggio e, infatti, Rayuela fu una vera e propria esplosione di novità per la letteratura argentina. Ricordiamo che è un iperromanzo: si compone di 131 capitoli (500 pagine) che si possono leggere seguendo la sequenza numerica, oppure, il percorso suggerito dallo stesso autore in apertura del libro.

Quello che Cortazàr scoprirà soltanto in seguito alla pubblicazione, è che chiunque si approcciasse alla lettura di Rayuela lo faceva sempre in modo diverso, secondo un ordine personale dei capitoli, finendo ogni volta per creare una nuova trama che, però non cambiava il senso profondo del romanzo, cioè, non voler insegnare niente, ma soltanto porre delle questioni che scuotessero il lettore dal suo ruolo tradizionale. Indurlo attraverso l’espediente della non linearità a divenire parte attiva della storia.

Come dirà nella sua chiacchierata con Omar Perego, riportata alla fine del volume edito da Einaudi, Rayuela “fa si che il lettore si trovi a che fare con un libro che gli si muove tra le mani. E’ un libro che lo incita continuamente a spezzare le nozioni abituali di tempo e spazio”.

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