“Il cappotto della macellaia”, ebook in adozione

Torniamo con la rubrica “Adotta un Ebook” segnalandovi questo giallo firmato da Lilia Carlota Lorenzo. Architetto di origini argentine, Lilia vive in Italia da più di vent’anni, ma non ha mai smesso di ricostruire attraverso la scrittura e i suoi quadri le atmosfere dell’amata terra latina.

COPERTINA bordo fine - Guide Self Publishing e scrittura online | Storia Continua Lo stesso accade ne “Il cappotto della macellaia” in cui racconta di un mistero che coinvolse gli abitanti di Palo Santo, uno sperduto paesino della pampa di solo otto isolati e 207 abitanti. L’autrice assicura che sebbene personaggi e luoghi del romanzo siano leggermente manipolati, i fatti corrispondo a realtà.

All’alba del giovedì 7 ottobre 1943, in un piccolo paese della pampa argentina fu ucciso un uomo. La verità non venne mai a galla. I morti non parlano, gli assassini non si autoaccusano, l’unico testimone non parlò perché era il vero colpevole.

Tutto inizia con le prove di un cappotto che la signora Fernández sta cucendo per la figlia della macellaia, ma le cose non vanno bene perché fra una prova e l’altra la ragazza continua a ingrassare: ne va ghiotta per le paste con la panna.
Frattanto cominciano ad accadere strani fatti che, come pezzi di un mosaico, solo alla fine andranno a combaciare perfettamente, delucidando il mistero con un colpo di scena inatteso.

Ad esempio: che orribile scena ha visto il bambino della sarta nella cucina della bellissima merciaia Solimana, che quando la trova per strada scappa terrorizzato? E perché lei attira gli uomini del paese a casa sua per denudarli? Che terribile segreto nasconde Marcantonia, la sorella ritardata di Solimana?

Non possiamo rivelarvelo qui – non vi resta che scaricare l’ebook – ma possiamo darvi ancora un piccolo saggio della storia:

Era ancora buio. Soffiava un vento gelido che tagliava la faccia. Nella ciotola del cane, l’acqua aveva formato una sottile lastra di ghiaccio.

La signora Fernández era uscita nel cortile per accendere il braciere. Una volta assicuratasi che funzionasse correttamente – hai voglia poi di sentire le clienti che si lamentano dell’odore di fumo – lo aveva messo nella cameretta adibita al cucito.

Oggi doveva sbrigarsi. Dopo pranzo sarebbe venuta la macellaia – era la maestra, ma in paese tutti la chiamavano la macellaia – con quel cesso di sua figlia a provarsi il cappotto. Era la terza prova. A quella non andava mai bene niente. E le cose non andavano bene perché fra una prova e l’altra, quel bidone di sua figlia continuava a ingrassare. Così, monta smonta, quel maledetto cappotto non sarebbe mai finito.

Quella credeva di essere chissà chi perché era la direttrice della scuola. Direttrice, segretaria e maestra. Per forza, era l’unica. Chi veniva in un posto simile? Per carità, lei sarebbe morta se avesse dovuto lasciarlo, ma alla gente di fuori non la porti manco a rimorchio.

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