La sveglia dell’Editor in Maniototo

Dopo Duchesne, il blogger avvocato che raccontava dall’interno le malefatte della sua casta, arriva l’Editor in Maniototo: il blog di un redattore da laboratorio, che tutti i giorni è costretto ad assistere a ciò che accade in una “caga editrice”, ossia, una di quelle case editrici che non fanno che espellere libri a pagamento, illudendo aspiranti scrittori (i pagautori) disposti a sborsare qualsiasi cifra pur di vedere compiuto il loro destino.

Abbiamo contattato il misterioso “Editeuro” affinché consigliasse questi ingenui scritteuri su come riconoscere una caga editrice e restarne alla larga. Siamo certi che il suo stile sferzante risulterà alla fine più efficace di decine di articoli e campagne contro l’editoria a pagamento.

Riconoscere di avere un problema è sempre il primo passo.
Dico proprio a voi, sì.
Quale problema?
Ma come? Ma se vi ho pizzicati con le dita sulla tastiera.
Voi scrivete.
Scrivete tanto.
Attenti, che questo vi rende vulnerabili.
Volete – assolutamente – pubblicare.
E loro lo sanno.
Loro, gli editeuri.
Voi, poveri traspiranti scrittori che vi affannate a produrre i vostri vanoscritti, non sapete che la trappola sta per scattare.
Siete a un passo dal diventare pagautori.
O scritteuri, se preferite.
Cioè il prodotto editeuriale di una caga editrice.

Vi fa sentire importanti avere un editeuro?
Vi rende orgogliosi essere stati scelti, anche se “per motivi commerciali” (dato che non siete ancora famosi) vi siete dovuti comprare alcune centinaia di copie del vostro libro prima ancora che fosse stampato?
E se vi dicessi che il vostro fantastico libro non lo ha letto nessuno?
Che quella “direzione editoriale” alla quale vi rivolgete ossequiosi non vi ha affatto scelti “tra centinaia di proposte”, come vi ha detto, ma che siete tra quei pochi che nel mazzo delle centinaia cui è stato sistematicamente proposto hanno accettato di pagare quella cifra per entrare in catalogo?

Le parole che avete scritto con tanta passione vengono trattate come numeri, sappiatelo.
Sì, numeri: di quante battute (spazi inclusi) si compone il vostro vanoscritto?
Quante pagine occuperà, di conseguenza?
E che prezzo avrà stampare quelle poche copie che verranno stampate?
Quanto costerà sottopagare un redattore per abbozzare un editing?
Numeri, numeri, numeri.
È un problema di euro, non di qualità letteraria.
Mentre si digitano tutte queste cifre sulla calcolatrice, nessuno ha la minima idea di cosa parli il vostro libro.
La minima idea.

Ma che emozione quando finalmente il vostro libro “va in lavorazione”.
Vero?
E allora sappiatelo: la redazione ride delle vostre insulsaggini e compatisce la vostra vanagloria.
Deve turarsi il naso quando affronta le vostre bozze.
E non potete immaginare le facce quando mandate le vostre proposte per la copertina.

Ma chissenefrega di questi stronzetti della redazione che non capiscono niente.
La cosa che conta è che il vostro libro sta per approdare nelle librerie!
No, spiacente.
Non lo troverete in libreria il vostro capolavoro.
Nessuno ce lo vuole mettere, nonostante tante promesse.
Per il promotore editoriale siete una causa persa.
Per il libraio solo qualche metro cubo di spazio male utilizzato.
Una scoria editeuriale.
Anche ordinarlo gli risulterà noioso, non è un business sbattersi per vendere una copia di un libro di difficile reperibilità.
Eh sì, perché le copie del vostro libro finiranno subito, e poi sarà tutto un tira e molla con l’editeuro, che nega, mentre il libraio ve lo riconferma ogni volta.
Non ci sono più esemplari del vostro libro in circolazione.

E se anche qualcuno se ne vede in qualche libreria, mica si vende.
Come smuovere i lettori ignari?
Ma con le recensioni, certo.
O vincendo qualche premio letterario.
Semplicissimo.
Ci penserà il vostro editeuro a inoltrarvi nelle giuste direzioni.
Sta scritto pure sul contratto.

Attenti allora: lo sentite questo suono acuto e ripetitivo?
È la sveglia.
Avete sognato che qualche giornalista potesse davvero leggere il vostro libro.
Al mufficio stampa della caga editrice viene l’orticaria solo a immaginare di promuovervi.
Mica può bruciarsi i contatti con le redazioni culturali provando a far leggere a qualcuno un libro come il vostro, no?

E allora rassegnatevi all’idea che resti un libro fantasma, una povera anima più dannata di voi che si aggira per le librerie, infestandole, sperando di essere chiesto, comprato, letto.
Invano.
Sì, dico a voi, causa e vittime di tutto questo, voi traspiranti scrittori che vi lasciate trasformare in pagautori seriali da editeuri senza scrupoli.
Salvate voi stessi, salvate le librerie, salvate i lettori.
Se proprio dovete pubblicarvi, fatelo da soli.

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