Il prestito digitale che salverà le biblioteche pubbliche

Ci siamo molto appassionati alla discussione che si è aperta intorno alla proposta di Marco Calvo, presidente diLiber Liber, di realizzare insieme ai lettori una piattaforma per il prestito digitale open source, che operi con un protocollo standard e interoperabile, con tutti gli ebook reader in commercio.

leggere libri digitali Innanzi tutto va specificato che il prestito bibliotecario è tutt’altro rispetto a quello che abbiamo imparato a conoscere con i dispositivi Amazon o proposto da biblioteche di recente fondazione che per prestito intendono il noleggio dei supporti fisici per la lettura di ebook.

Come spiega Giulio Blasi di Horizons, per digital lending si intende qualsiasi architettura tecnologica che consenta alla biblioteca di veicolare – attraverso la rete Internet e soprattutto in modalità remota, cioè fuori della biblioteca stessa, a casa, in ufficio, a scuola, in situazioni di mobilità – i contenuti digitali ai dispositivi di lettura (PC, ebook device basati su e-ink, iPad e altri tablet, iPhone e altri smartphone, ecc.) dell’utente finale. “Non è rilevante il fatto che il device sia di proprietà dell’utente o di proprietà della biblioteca, l’elemento decisivo è come il contenuto arriva al device”.

Oggi il digital lending è un servizio progettato e gestito da privati per conto delle biblioteche, però, visto che la richiesta è praticamente irrisoria, nessuna azienda ha davvero interesse nella crescita di un servizio del genere.

“Le biblioteche pubbliche l’utile non lo contemplano” sostiene Calvo “ciò le rende più libere di concentrarsi sulla conservazione e diffusione della cultura. Ma di fatto l’attuale digital lending uccide il concetto stesso di biblioteca”.

A questo conflitto va ad aggiungersi una legge sul copyright (lo sappiamo) alquanto arretrata e una modalità nella gestione dei diritti digitali, imposta dai rivenditori, inadeguata per il mercato bibliotecario; i DRM di fatto limitano la riproduzione degli ebook su più tipologie di dispositivi di lettura, che è alla base del digital lending.

Per legge le biblioteche che acquistano gli ebook al dettaglio, in realtà, comprano delle licenze che non consentono il prestito, dunque devono comperare delle licenze speciali che vanno appositamente contrattualizzate.

Aggiunge Franco Perini della Biblioteca Civica di Cologno Monzese: “le piattaforme di distribuzione per il digital lending svolgono anche questo lavoro, senza il quale non ci sarebbe nulla da distribuire.

“Se le cose stanno così non è il digital lending su piattaforme proprietarie a uccidere le biblioteche, ma la mancanza, nella legge sul diritto d’autore (…) Già oggi gli editori ricevono un compenso dallo stato per i libri che vengono prestati dalle biblioteche pubbliche, si tratta solo di estendere la cosa al mondo digitale (…) A quel punto sì avrebbe senso una piattaforma aperta di digital lending”.

Un passo avanti nella cotrattazione con gli editori è stato fatto da MediaLibraryOnLine, consorzio di biblioteche, che grazie agli accordi stretti con i principali gruppi editoriali italiani (Edigita, Mauri Spagnol, Rcs) offre servizi di streaming, download a tempo e pay per view di qualsiasi genere di contenuto digitale.

“Credo che – di là delle singole soluzioni sperimentate – il merito principale di MediaLibraryOnLine sia quello di promuovere un grande network nazionale per la determinazione di politiche strategiche per le biblioteche pubbliche in linea con l’esigenza di generare una massa critica per la contrattazione con editori, distributori, produttori di software e di hardware”.

Un punto fondamentale questo sottolineato da Blasi e su cui concorda anche il promotore dell’iniziativa Liber Liber: “la intermediazione tariffaria tra biblioteche ed editori potrà essere fatta sia da società private, sia dalle biblioteche (più plausibilmente consorzi di biblioteche).

“Questo accrescerebbe la concorrenza. Oggi invece, noleggiata una specifica piattaforma, devo accettare necessariamente anche le condizioni economiche di chi l’ha progettata.

“Con una piattaforma aperta, che adottasse un protocollo aperto e interoperabile, anche i progetti come Liber Liber o Wikisource potrebbero diventare dei fornitori, a titolo completamente gratuito e senza canoni.

“Si aggiunga che progettare una piattaforma libera consentirebbe di restituire alle biblioteche la progettazione dell’ecosistema nel quale vivono gli ebook, ovvero consentirebbe ai bibliotecari di riassumere il ruolo che hanno avuto per secoli”.

Voi cosa ne pensate?

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