Dal self-publishing all’editoria tradizionale: intervista alle autrici del momento

Il post di oggi è un po’ anomalo, lunghissimo rispetto ai miei standard perché l’ho voluto dedicare a tre scrittrici che seguo da tempo, una fin dall’apertura di Storia Continua. Per uno strano caso del destino, più o meno nello stesso periodo, tutte sono riuscite ad ottenere un contratto editoriale, passando dal self-publishing all’agognato mondo dell’editoria tradizionale.

Lilia Carlota Lorenzo
Lilia-Carlota-Lorenzo- Autrice de “Il cappotto della Macellaia”, un anno nella Top 100 di Amazon e quasi 200 recensioni ricevute, con una media di quattro stelle.
Sono stata scelta da Mondadori proprio perché ha scoperto il mio libro dopo il successo che ha avuto su Amazon. Mica mi contattavano altrimenti. È dura la vita dello aspirante a scrittore. Vedendo che su Amazon avevo venduto circa 12.000 in poco tempo, mi hanno invitata a farli visita così ho ceduto a loro i diritti di questo fortunato libro.

 

Diana Mistera
Diana Mistera Autrice della saga “Orpheus”, selezionata dalla casa editrice Lettere Animate.
A dicembre avevo auto pubblicato il secondo volume, avevo ricevuto già dei commenti positivi quindi scorrendo le varie case editrici e recensendo un autrice di questa casa editrice, ho pensato che avrei potuto proporre loro la mia saga. Sinceramente non credevo che mi sarebbe arrivata una proposta di contratto, é stata una bella sorpresa.
Al momento sono in attesa. Ancora non so quando verrà pubblicato il romanzo quindi si aspetta. Certo, ancora non mi sembra vero che sia successo…

 

Loredana De Michelis
autrice Loredana De Michelis Una voce fuori dal coro, più che un autore in cerca di editore un autore che si è ribellato agli editori. Nel 2012 pubblica un post dal titolo “Esperimento di auto pubblicazione e-book su Amazon”, che a distanza di due anni è ancora letto da circa 200 persone a settimana.
La cosa buffa di questo post, è che molti “esperti” dell’editoria lo hanno considerato un manifesto sul fallimento dell’autopubblicazione e lo hanno condiviso per scoraggiare chi intendesse intraprenderla. Invece, è stato il principale promotore dei miei libri indie, mi permette tutt’ora di entrare in contatto con persone che stanno sperimentando la stessa cosa, di trovare informazioni e soluzioni.
 

Perché hai deciso di passare all’editoria tradizionale?

Lilia: Perché? Oddio, come fai a rifiutare un’offerta di Mondadori? Comunque continuo parallelamente come self-publishing, ci mancherebbe.

Diana: Penso di essere stata selezionata perché è un bel fantasy. Le basi sono buone, quindi, hanno visto delle potenzialità. E, poi, nonostante il mio impegno, le vendite del secondo volume della saga Orpheus “Il Demone dello specchio”, erano ferme e stavo attraversando una fase di totale frustrazione. Nonostante il blog, nonostante un gruppo dedicato alla saga, nonostante gli spam autorizzati nelle varie pagine e gruppi di cui faccio parte, sembrava che nessuno fosse interessato a Orpheus o a me. I soldi per pagare un esperto per avere un giusto marketing non li ho, quindi mi sentivo ad un punto morto. Adesso ci saranno degli esperti a pensare a questo.

Loredana: Io ho iniziato con l’editoria tradizionale: il mio primo libro, un manuale scritto con uno stile “divertente”, è stato pubblicato 15 anni fa ed è ancora sul mercato. Non ho mai avuto difficoltà a pubblicare con editori, ma volevo vivere in prima persona tutto il processo di una pubblicazione e poterne osservare l’andamento. “Lettere da Londra underground” era il mio prezioso esperimento in corso. Stava vendendo più di quanto avrebbe venduto attraverso un piccolo editore e non mi pareva di un genere che potesse interessare a editori più grossi. Invece l’editore grosso ha telefonato, dopo circa sei mesi dalla pubblicazione: un contratto pieno di obblighi, nessun diritto. Tutto sarebbe passato in mano sua per l’eternità, a fronte di nessuna garanzia. La proposta era stata fatta con l’atteggiamento di chi ti sta facendo un favore. Non mi è piaciuto. Sapevo anche che il rischio che il mio libro vendesse poco, e di conseguenza sparisse per sempre senza che ci potessi fare nulla, era concreto. Così ho rifiutato. Dopo circa un anno mi ha chiamato la Ultra: sono stati ad ascoltarmi e hanno sopportato la mia scarsa diplomazia, concedendomi quello che chiedevo. Grazie alle autopubblicazioni conoscevano già il mio modo di scrivere e oltre a pubblicare “Lettere da Londra underground” mi hanno fatto una proposta, che si è poi trasformata nel libro “Nerd Fitness”.

Sono state necessarie delle modifiche al tuo romanzo?

Lilia: Solo ho dovuto allungare qualche scena, sono piuttosto ermetica perché ho sempre paura di annoiare il lettore. Per fortuna o purtroppo, chi scrive pensando di pubblicare, non deve dimenticare che il suo libro sarà letto da altri, quindi la storia di scrivere di getto quello che ti passa per la testa è una leggenda metropolitana. Certo hanno fatto un’accurata revisione del testo, sono madrelingua spagnola e ci voleva proprio.

Diana: Sicuramente ci saranno delle modifiche al romanzo. Non credo che stravolgeranno la storia, ma conosco i miei punti deboli, quindi penso che un buon editing darà comunque una nuova veste alla saga. Anche perché comunque, entrambi i volumi saranno pubblicati dalla casa editrice Lettere Animate e chissà magari anche il terzo. Credo che sia importante avere alle spalle uno staff professionale. Io ho scritto ed editato da sola i miei lavori, e molte cose sfuggono. Per il secondo volume “Il demone dello specchio”, mi sono avvalsa di lettori beta e questo mi ha aiutato molto a migliorare. Ma ripeto dei professionisti vedono cose che io non vedo.

Loredana: Nessuna modifica sostanziale dei contenuti. Si tratta di un libro in certi punti piuttosto duro e di certo non politicamente corretto, come vorrebbero le ultime tendenze: io mi ero anche fatta degli scrupoli, e invece alla Ultra piaceva così. In questa casa editrice lo scrittore sei tu, com’è giusto che sia. Se ti scelgono, è perché rispettano ciò che scrivi. Il titolo originale, “Vado a Londra. Lettere di un emigrante”, è stato cambiato: abbiamo fatto un po’ di brainstorming ed è saltato fuori il titolo nuovo. Con mia grande sofferenza, è stata cambiata la copertina originale, che era un mio capolavoro d’impegno e incompetenza, a cui ero molto affezionata. Ora il libro ha una bella copertina.

SELF-PUBLISHING-VS-TRADITIONAL-PUBLISHING

Cambia l’approccio al mestiere di scrivere, quando si passa dal self-publishing all’editoria tradizionale?

Lilia: Continuare a scrivere è la cosa più divertente e appagante in assoluto. Poi, sapendo muoversi, e non è il mio caso, si possono anche fare degli affari, brutta parola per accostarla a una bella cosa come la scrittura, ma vendere i propri libri significa anche che ti leggono in tanti, cosa molto riconfortante. All’inizio non volevo fare nulla, ma oggi ho un relatore e una editor sempre al mio fianco, che mi hanno aiutata a vincere le mie paure.

Diana: Il mio approccio al mestiere è già in fase di cambiamento. Sto diventando molto più esigente con me stessa di quanto non lo fossi prima, e devo dire che mi sta bloccando un po’ questa cosa nella scrittura del terzo ed ultimo volume della saga Orpheus. Tanto che mi sono messa a scrivere uno spin off, senza impegno e senza pressioni

Loredana: Passare dall’autopubblicazione selvaggia (fai tutto tu: correzione bozze, grafica, distribuzione) all’editoria tradizionale, che ha figure con specifiche competenze, può essere un sollievo in termini di responsabilità. Soprattutto per quanto riguarda la correzione bozze: a rileggere mille volte un testo che si sa a memoria viene la nausea, inizi a pensare che sia una vera schifezza e non sei più in grado di valutarlo con distacco. Con l’editoria tradizionale si entra però in una catena le cui strategie non si possono più né decidere né controllare e tutto si muove più lentamente. Per il resto, nel mio caso, non è cambiato nulla, avevo già imparato quanto le case editrici apprezzino che si consegni loro una cosa precisa e curata: dall’altra parte c’è gente che lavora, e fare l’artista solo genio e ispirazione non è una buona idea.

Cosa consiglieresti agli aspiranti scrittori, che come te puntano a fare il salto di qualità?

Lilia: ovviamente curare il libro prima di metterlo in giro. Le brutte recensioni (siano in buona o mala fede) sono sempre in agguato. E avere recensioni negative è come finire prima di incominciare. Poi cercare i punti giusti per farsi conoscere. Contattare i blogger che si occupano di libri, farsi intervistare, avere molti seguaci, amici, follower sui social, certo con moderazione. Io sono stata bloccata da Facebook e Twitter più di una volta per ricerca compulsiva di amici e follower. Ma sbagliando si impara!

Diana: Il consiglio che posso dare è sempre lo stesso. Non arrendersi mai e continuare a migliorare sempre e un buon scrittore di solito è anche un attento lettore. Intervista con Il vampiro di Anne Rice è stato rifiutato tante volte dalle case editrici fin quando non ha trovato quella che decise di prendere il rischio. Oggi è diventato un libro cult, e questo è solo giusto per fare un esempio citando la mia scrittrice favorita.

Loredana: Di tenere presente che pubblicare un libro con un editore non è necessariamente un salto di qualità, di questi tempi. Alcuni editori pubblicano più volentieri un libro scritto da qualcuno che ha molto seguito sui social, perché c’è la garanzia di vendita presso i suoi fan, anche se sanno che come autore non vale molto. Altri pescano tra gli autori indie che si sono guadagnati da soli un certo successo e altri ancora non pubblicano un autore, ma un genere: chi lo scrive viene continuamente sostituito da un autore “novità”.
Credo che molti aspiranti scrittori temano l’autopubblicazione, tentando piuttosto per anni di farsi pubblicare da “un editore” solo per sentirsi più protetti da eventuali critiche e insuccessi: “Se mi ha pubblicato un editore, sono scrittore diplomato”. Non è sempre così, soprattutto se la pubblicazione, magari anche serissima, si concretizza però in poche centinaia di copie vendute, nessuna ristampa, e finisce lì.
Il salto di qualità di uno scrittore, secondo me, avviene quando questo capisce il rapporto dinamico che c’è tra quello che vorrebbe scrivere, quello che è davvero capace di scrivere, e quello su cui può suscitare l’interesse del pubblico. Quando arriva a questo, gli editori lo percepiscono e il pubblico pure. Di lì in poi, può scegliere.

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