Come cambia l’arte della scrittura: 4 tipi di autori che avranno fortuna nell’era digitale

Sulle pagine del Guardian, Paul Mason fa un’analisi interessante sulla presunta mancanza di profondità della letteratura digitale.

“Ricordo di aver letto i romanzi perché la vita che raccontavano era più emozionante, i personaggi più attraenti, la libertà più esilarante di ogni altra cosa nella realtà intorno a me.

Per un ragazzo di oggi la lettura deve competere con Snapchat e Tinder, oltre a film, giochi e musica, a ciò che le persone nella loro rete sociale raccomandano. La vita stessa è diventata più coinvolgente. Questo è ciò che gli scrittori devono realmente affrontare.”

Non si tratta più di scegliere tra creare opere d’arte o buone letture senza troppi fronzoli, si tratta di instaurare un nuovo rapporto con lettori continuamente stimolati dall’aggiunta di nuovi livelli di informazioni alle pagine che scorrono.

“Ogni parola in un ebook può richiamare la propria definizione del dizionario, semplicemente selezionandola. Se un passaggio in un ebook ti colpisce, puoi scommettere che centinaia di altre persone lo hanno già evidenziato e condiviso.”

La domanda, allora, è sempre la stessa: come cambia la scrittura con tutte queste nuove possibilità digitali?
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Quali sono le opportunità per gli autori che vogliono continuare ad esprimersi anche attraverso uno schermo?

Secondo Peter Meyers, autore di “Breaking the Page”, in questa nuova era prospereranno solo 4 tipi di scrittori, e i loro profili sembrano combaciare perfettamente con quelli dei lettori del futuro, individuati nello studio di Latitude.

Una volta analizzati, fatemi sapere cosa ne pensate e se vi rispecchiate in uno di questi:

Il Pensatore
Questo tipo di scrittore conosce il software e i linguaggi di programmazione, ma più importante della tecnologia, per lui, è la mentalità, in particolare, quella che adotta l’analisi matematica per risolvere problemi complessi. E’ uno scrittore che sa cosa fare “quando i dati diventano visivi, attivi e manipolabili”. Propone una narrazione condizionata, in cui informazioni ed esperienze vengono rivelate solo dopo che il pubblico ha incontrato un particolare insieme di contenuti o sia trascorso un periodo determinato di tempo.

Il Creatore
Verbalmente intelligente, conciso, genuino; riesce a verbalizzare e visualizzare i propri pensieri con ogni nuovo strumento che sia a portata di mano. Queste persone spesso comunicano in sincronia con lo spirito dominante del tempo: sono virtuosi degli status update, appassionati di slogan, sanno giocare con gli hashtag, pur essendo anche autori di libri tradizionali. Il loro messaggio è moderno perché attira l’attenzione, è modulare, invita alla risposta.

Il Curatore
E’ l’osservatore dello spirito dei tempi: identifica, descrive e organizza l’arte in modo che tutti possano beneficiarne, ma le sue collezioni sono esse stesse produzioni artistiche a tutti gli effetti; molto di più di una semplice raccolta di interessanti opere altrui, poiché contesto e continuità ne diventano parte integrante.

Il Visionario
E’ capace di intrecciare la forma delle idee insieme con la parola e il movimento. Le sue storie hanno una topografia visibile; superano la capacità dell’arco narrativo per andare a risiedere nello spazio tridimensionale – la “tela digitale”, come la chiama Meyers – in cui il layout e la prospettiva assumo il senso e la gerarchia degli eventi.

Se vi sembrano categorie un po’ troppo all’avanguardia, mi dispiace, siete voi ad essere in ritardo; pensate che già nel 1992, Robert Cover, in “The end of the book”, scriveva:

“Gli scrittori sono notoriamente conservatori. Indurli a sperimentare forme alternative o innovative è più difficile che condurli ad una vita di castità. Ma di fronte all’iperspazio, non hanno scelta: tutte le strutture confortanti sono state cancellate.

Con l’ipertesto ci concentriamo, sia come scrittori che come lettori, sulla struttura tanto quanto sulla prosa (…) L’elemento radicalmente nuovo che viene alla ribalta è il sistema di collegamenti multidirezionali e spesso labirintici che siamo invitati o costretti a creare.”

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