3 buoni motivi per pubblicare racconti sui Social Network

Estratto da “Oltre L’eBook”, Guida definitiva alla Letteratura 2.0

La distanza fra scrittori e lettori si assottiglia ancora di più quando il racconto di una storia si sposta sui media sociali, dove ad essere protagonisti sono i singoli iscritti e dove, quindi, le persone diventano eccezionalmente più disponibili nel lasciarsi coinvolgere in nuove iniziative e sperimentazioni, come ad esempio entrare in contatto diretto con i personaggi di un romanzo, che grazie a chat e variazioni di status in bacheca sembrano animarsi di vita propria: esprimono opinioni, raccontano in prima persona le loro vicissitudini a chi li segue, allacciano nuove amicizie…

Un esempio fra tutti, il Gaetano Flores, cronista di nera palermitano, protagonista del romanzo di Aldo Penna, “Il silenzio imperfetto”, edito da Stampa Alternativa. Un personaggio un po’ trasandato, ma bravo nel suo lavoro, talmente bravo che si è sentita l’esigenza di allargare il suo raggio di azione anche al di fuori delle pagine del libro, per fare in modo che le sue inchieste rimanessero sempre attuali. Quale metodo migliore se non con un profilo su Facebook?

Il social network inventato da Zuckerberg conta solo in Italia 21milioni di iscritti, ben il 35% degli utenti totali, risultando certamente il mezzo migliore per portare una storia lì dove si trova il maggior numero di potenziali lettori. Anche se non è l’aspetto promozionale che intendiamo analizzarne, quanto le possibilità creative che nascono da questa combinazione tra mondo reale e virtuale.

Secondo Esther Lim, digital marketing specialist, fondatrice dell’agenzia The Estuary, l’uso dei social media per il racconto di una storia serve sostanzialmente sotto tre aspetti:

  • Arricchire la trama principale con dettagli riguardanti personaggi e ambientazioni.
  • Estendere tale trama con l’aggiunta di inediti e, perché no, l’esplorazione di nuovi universi narrativi, che traggono spunto dalla storia principale.
  • Coinvolgere il pubblico nell’interazione con il mondo immaginario, che gli stiamo prospettando, attraverso la condivisione e il racconto di esperienze comuni, ossia, invogliarli a diventare a loro volta autori di nuovi episodi.

Stabiliti questi tre punti fermi, è necessario scegliere con una certa cognizione di causa quale, tra i tanti social network della Rete, si adatta maggiormente alle vostre esigenze di narratori.
Come abbiamo visto Facebook è piuttosto adatto per creare una cosiddetta connessione emozionale, lo dimostra il fatto che si interagisca attraverso dei “mi piace”: i membri vi intrecciano amicizie basate sulla condivisione di gusti ed interessi; poco importa se si entra in contatto con persone reali o inventate, si tratta pur sempre di relazioni. Ed è proprio questo sistema che lo rende anche lo strumento migliore per incoraggiare la co-autorialità, come riportato nell’elenco sopra. Diversi sono, infatti, gli scrittori che pubblicano le loro opere su Facebook con il preciso intento di ricevere dagli altri iscritti ulteriori contributi, commenti e suggerimenti che arricchiscano la trama di nuovi risvolti. Non mancano poi nemmeno veri e propri tentativi di scrittura collettiva, come quello partito nel 2010 con il titolo (forse questo sì poco originale) Bookface

[…]

Anche Twitter è un altro social molto frequentato sia da autori di fama desiderosi di mettersi alla prova con nuovi linguaggi espressivi – ultima in ordine di arrivo il premio Pulitzer, Jennifer Egan, con il racconto “Black Box” pubblicato 140 caratteri per volta – sia da aspiranti che nel limite di battute imposto dal sito del canarino azzurro, ha trovato la sua dimensione ideale.

Fra tutti l’italiano Andrea Maggiolo, che con il progetto letterario @Micronarrativa ha sperimentato la formula giusta, composta da pochi ingredienti, ma fondamentali per mettere d’accordo scrittura creativa e Twitter.

[…] la natura di questo social è più orientata a fungere da trampolino di lancio verso altri contenuti, o meglio verso la fonte principale dei tantissimi tweet che ogni minuto affollano la tagline del sito web. Tanto è vero che secondo uno studio svolto proprio dalla responsabile marketing di Twitter, i cinguettii più seguiti sono quelli che contengono un link o una “call to action”, ossia, un invito ad agire, visitare, cliccare, guardare altro materiale al di fuori di quei 140 caratteri. Basta questo? Basta twittare dei link per avere un profilo di successo? No di certo. Per tenere incollati i lettori ad una storia che si consuma nell’arco di una frase c’è bisogno di una grande padronanza della lingua[…]

Per venirvi incontro abbiamo estrapolato una delle lezioni di scrittura che la giornalista Constance Hale ha realizzato per il New York Times.

[…]

Una volta imparato ad utilizzare i social network, adattando di volta in volta la comunicazione al tipo di mezzo che la veicola, va compreso come e da dove iniziare per ottenere magari anche un buon riscontro sia dal punto di vista della visibilità, che della promozione online gratuita, irrinunciabile per chi lavora da esordiente.

Ancora una volta si rivelano preziosi i consigli della Lim riguardanti la narrazione cross-mediale:

  • Cerca di conoscere i tuo pubblico e le sue abitudini di lettura.
  • Pensa quale livello di partecipazione vuoi stabilire per i tuoi lettori
  • Identifica la piattaforma più adatta per la tua storia e i tuoi personaggi
  • Scrivi di ciò che conosci e scrivi per tutti quelli che potrebbero leggerti: utenti passivi, occasionali e fan più sfegatati!
  • Costruisci dei punti di accesso al racconto che conducano ad alterne narrazioni ed estendano la trama principale.
  • Concedi abbastanza tempo ai tuoi personaggi per integrarsi all’interno di una community. Le relazioni non si costruiscono in una notte.

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