Per Natale “Chiedo scusa”

Da buoni tradizionalisti, abbiamo atteso oltre l’8 dicembre per dispensarvi il nostro consiglio di lettura per il periodo natalizio. E’ un argomento quasi obbligato, tutti i siti e i blog delle Rete anno già iniziato a dare suggerimenti per l’acquisto dei regali: ebook, iPad, tablet e quantaltro. Ma attenzione, per questo natale che si profila super tecnologico, noi vogliamo consigliarvi un libro, un regalo da fare esclusivamente a voi stessi, in un momento dell’anno in cui forse si è più predisposti a riflettere. Non perchè siamo più buoni, ma perchè la fine di un altro anno è sempre occasione per fare dei bilanci.

Bene, il romanzo “Chiedo scusa”, scritto a quattro mani dal giornalista Francesco Abate e dall’attore Valerio Mastandrea sotto le mentite spoglie di Saverio Mastrofranco, vi guiderà in questo percorso se avrete la voglia di affrontarlo.

“Chiedo scusa” non è un manuale di training autgeno. E’ la storia di una lotta: la lotta di Valter, il protagonista, per sconfiggere la malattia che lo perseguita da quando era bambino; la lotta per tenersi aggrappato a quel 70% di possibilità di soprevvivere al trapianto di fegato, cui deciderà di sottoporsi.

Non è un libro tragico e strappa lacrime. Al contrario, “Chiedo scusa” è un romanzo molto intenso, senza mai scadere nel patetico e questo grazie allo sguardo ironico di Valter sulla vita, che è poi lo stesso sguardo ironico dell’autore. Infatti, Abate scrive: “Questo romanzo è ispirato a una storia vera. La finzione è presente per rendere il racconto un po’ più accettabile, dato che la realtà aveva superato i limiti della credibilità “

Accade, a volte, che il dolore ti porti a vivere su un livello diverso da quello di tutti gli altri, come se ti sintonizzassi su una frequenza diversa. Ti ergi al di sopra del mondo che ti circonda e guardi le persone come se fossero degli stupidi ignari del proprio destino. Credi di essere sempre in credito con loro, perchè a te è stata tolta l’incosapevolezza che, poi, ti concede quel tanto di serenità nel vivere. Solo che Valter un giorno si accorge di quanto questo atteggiamento l’abbia reso miope, di quanto la sua sopravvivenza dipenda dal contributo degli altri. Magari dal fegato di una donna che morendo decide comunque di fare un ultimo dono per la vita altrui.

Le donne sono un altro punto cardine del romanzo, a loro Valter dovrà la vita per ben due volte: una volta alla tenacia di sua madre e l’altra alla forza di Chiara, personaggio – vergato dalla penna di Valerio Mastandrea – che sfiora il cinismo, ma capace di stare accanto ad un uomo malato per 27 anni, non per obbligo, solo per amore.

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