“Storie d’asporto automatiche”, il Prototipo del Festivaletteratura 2016

Era una bella giornata di settembre, un dolce venticello faceva frusciare le frasche dei faggi e Sonia bighellonava per Mantova. Sonia non si perdeva un’edizione del Festivaletteratura: era un appuntamento che le faceva fare il tam tam al cuore.
(…)
Per strada, spostandosi tra un luogo e l’altro del Festival, Sonia riconobbe Alessandro Baricco che passeggiava. Senza mezza esitazione andò incontro all’autore: “Ehi, Alessandro Baricco, sono fan!”
Alessandro Baricco sbottò: “Tsk! Se ne vada, la prego, e mi lasci in pace!”. Che brutta figura. “SBAM, eccomi che per una figuraccia diventerò io la cattiva o la deficiente del prossimo libro. Ormai sono condannata”, pensò.

No, non sono ancora mai stata al Festival di Mantova, ma questa storiella mi fa sorridere, 1) perché è vero, sono una grande fan di Baricco, 2) perché è stata scritta da una macchina. E come fa una macchina a sepere quello che ci piace?!

L’ho chiesto a Ludovica Brunamonti, redattrice di Quintadicopertina, che si è “infiltrata” nell’officina Prototipi di Festivaletteratura, spazio dedicato a giovani umanisti, programmatori, designer e appassionati di nuove tecnologie.

festival_prototipi-Mantova

Durante questa seconda edizione il progetto ha sperimentato la scrittura automatica e le sue possibili applicazioni attraverso esperienze di narrativa alternative. Si è riflettuto a lungo sull’argomento dell’intelligenza artificiale e sulla presenza sempre più comune di algoritmi in grado di scrivere articoli, racconti brevi e report. Cosa accade quando non è più possibile distinguere se un testo è stato scritto da una macchina o da un essere umano?

“Il gruppo di lavoro composto da Alessandra Rigano, Davide Rocco Capalbo, Emanuele Gandini, Sara West, Fabrizio De Vincenzi, Claudio Mondadori e Alberto Scaravaggi, ha dato vita a un distributore di “Storie d’asporto automatiche”, partendo dal testo di Raymond Queneau “Esercizi di stile”, un’unica storia raccontata in novantanove modi differenti.

“Durante i giorni del Festival i visitatori hanno avuto l’occasione di portare a casa delle storie personalizzate scritte da una macchina, rispondendo ad alcune semplici domande; erano domande a scelta multipla oppure risposte a inserimento, quali il nome, a quante edizioni del Festival avevano partecipato, l’autore preferito o gli eventi seguiti. Ogni volta che qualcuno rispondeva alle domande, le risposte venivano incasellate su una nuova riga di un Google Form (l’equivalente di un foglio Excel). Tutte queste informazioni passavano infine a Wordsmith, software per il Natural Language Processing, che leggendo le variabili le inseriva in un template già preparato”.

“Il team di umanisti di Prototipi si era infatti occupato di scrivere delle storie ambientate a Mantova durante il Festival secondo alcuni degli stili di Queneau, aggiungendone alcuni di tendenza come “Pokemon”, “Hipster” o “Milanese imbruttito”. La variabile dello stile interveniva sull’intero template, modificando ogni singola parte della storia. Infine, questa storia generata veniva, a scelta, stampata e consegnata direttamente al pubblico, inviata via mail e postata sul blog Meccanismi di Stile, che a sua volta la pubblicava su Twitter. Tutto il flusso tra i programmi sino alla parte del blog è stato gestito con l’applicazione Zapier.

Attraverso questo processo, ogni stile si è trasformato in una combinazione di emozioni e sensazioni poi associato ad alcune risposte sensibili del questionario. Grazie a questo procedimento, i visitatori, dopo aver risposto alle domande, hanno avuto l’opportunità di decidere se scegliere un stile dall’elenco proposto, oppure lasciare la libertà alla macchina di decidere lo stile della storia secondo le risposte fornite.

“Il pubblico che ha preso parte al progetto di Prototipi è stato entusiasta e divertito, ma anche sorpreso dal trovarsi in mano una storia generata da una macchina nella quale spesso ha potuto identificare fatti realmente accaduti per le strade di Mantova.

“Il campo della scrittura automatica resta un terreno da esplorare: noi di Prototipi ci siamo messi in gioco e abbiamo già diverse idee sui possibili sviluppi e sulle applicazioni che simili sistemi potrebbero trovare.
Chissà se in futuro si sentirà ancora parlare di noi”.

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