Libri scritti dalle macchine: l’intelligenza artificiale minaccia la creatività umana?

Le sperimentazioni sono cominciate circa 5 anni fa, con l’obiettivo piuttosto incerto di capire se le macchine potessero o meno sostituire la creatività dell’essere umano.
Voi penserete: “impossibile”.
Invece, sul finire del 2012 un docente di economia dell’Università della California, Philip M. Parker, ha brevettato un algoritmo in grado di produrre un libro in poco più di 20 minuti.
Sulla base di testi e dati esistenti, il software rielabora, impagina e distribuisce in modo automatico un testo ex novo, senza mai incappare nel rischio di plagio.

Dal 2007 ad oggi Parker, con la sua società ICON Group International, ha prodotto un catalogo che si compone di centinaia di libri scritti con questo metodo. Si tratta di materiale molto specifico – analisi statistiche, manuali per apprendere le lingue, ricerche scientifiche – un lavoro che normalmente avrebbe previsto l’impiego di numerosi ricercatori, analisti, editor e grafici; tutti o quasi sostituiti dalla macchina.

Le applicazioni future dell’algoritmo si prospettano molto interessanti (anche se allo stesso tempo inquietanti). Parker sostiene, infatti, che molto presto saranno in condizione di poter sviluppare anche una varietà di formati audio e video, applicazioni e animazioni in 3D, traduzioni simultanee, intere biografie catturando tutto quello che viene detto e pubblicato su una data persona. Soprattutto, il prossimo obiettivo è produrre dei veri e propri romanzi senza alcun tocco umano.

In un’intervista a ReadWrite, il professore spiega: non ho creato un nuovo modo di scrivere. Tutto quello che sto facendo è scrivere programmi per computer che imitano il modo di scrivere.

Riprendendo i sonetti elisabettiani, di Shakespeare o uno dei suoi contemporanei, si crea un poema a pentametro giambico di 14 versi, il cui modello è in rima ‘ab, ab, cd, cd, ef, ef gg’. Al verso 9 ci deve essere una svolta nella poesia, quindi ci deve essere una frase come ‘ancora’ o ‘ma’. La prima riga è tipicamente una domanda, che agisce come un titolo. Tutti i versi sono di 10 sillabe e seguono il ritmo di questo modello. Se si fa un analisi dei sonetti, vi renderete conto che circa il 10% violano tali norme. Ma lo fanno in un modo molto particolare: anche tale violazione è di per sé limitata ad una formula… Una volta apprese tutte queste regole, si può poi scrivere un algoritmo che le imita.

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(…)

La verità è che, se fate un passo abbastanza indietro, tutta la letteratura è molto stereotipata, non solo i romanzi rosa. Alcuni generi sono così formali che gli editori stessi sembrano suggerire ai potenziali autori come scriverli.

La cosa interessante di tutti i generi, è trovare spesso le stesse formule nel modo in cui si svolgono in piccoli colpi di scena, che li gettano esattamente in un genere diverso. Una storia d’amore può diventare un thriller riordinando alcuni suoi componenti. In sostanza, le formule di gene seguono modelli che si sovrappongono tra loro. Pensate alle intersezioni di un diagramma di Venn: più generi si intersecano tra loro, più è probabile che modelli ricorrenti possano essere osservati.

Secondo Parker questi modelli ricorrenti vengono utilizzati anche dai giornalisti, quando rispondo alle note 5 domande (chi – cosa- dove – quando – perché) oppure, dai blogger che non fanno che rielaborare in modo personale informazioni già pubblicate altrove. Quindi, perché non sostituirli con uno strumento che ha lo stesso identico obiettivo? Fornire qualcosa di utile per la gente.

A questo punto la domanda è: può l’intelligenza artificiale realizzare opere creative alla pari con quelle che un essere umano è in grado di produrre?
Secondo alcuni analisti, qualsiasi lavoro creativo prodotto da un’intelligenza artificiale sarà di “successo” se leggendolo si avrà la sensazione che a scriverlo sia stato un essere umano o, più precisamente, che alla base del lavoro ci sia l’intelligenza umana.

Ma noi preferiamo concludere, invece, con quanto affermato da Alexander Prokopovic, redattore capo di una casa editrice russa produttrice di “True Love”, primo romanzo interamente scritto da un software sulla base di 17 famose opere letterarie. Prokopovic, fortunatamente, ammette “il programma non potrà mai diventare un autore, come PhotoShop non potrà mai essere Raffaello”

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