Nuccio Canino: dagli effetti speciali agli “strani accadimenti”

L’ebook in adozione per il mese di Novembre, è una raccolta di sette racconti (davvero piacevoli da leggere) dal titolo “Strani Accadimenti”, disponibile su Amazon e per Ipad e Iphone.

Nuccio Canino, che l’ha scritta prodotta e pubblicata, ha una vera propensione alla creatività, che si riflette anche nella sua professione principale, infatti, fa da supervisore agli effetti speciali per la Rainbow CGI, casa produttrice di film d’animazione come l’ultimo “Gladiatori di Roma”.

“Ho scritto la maggior parte di questi racconti su ipad e poi trasformati in epub”, ci spiega Nuccio. “Ho scelto di autopubblicarmi per poter capire quanto la mia naturale propensione alla poesia potesse dar frutti su racconti brevi. Riconosco che il mio modo di scrivere è ancora molto legato a un “fare” poetico ma questo lavoro è anche esercizio di stile e tecnica”.

Strani Accadimenti un estratto:

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Strani accadimenti Nuccio Canino - Guide Self Publishing e scrittura online | Storia Continua Si aprì la porta del bus e aiutò il fratello a salire. Piccolo gibboso, scuro più di lui. Aveva i capelli neri e lucidi poco irti sopra il cranio come un cagnetto bagnato e unto. Un giubbino di finta pelle scamosciata, pantaloni in panno retti su‘ da una cintura a strati di cartone pressato a colla. Un paio di scarpe modeste tanto da tenerlo sulla terra e in vita in modo decente. Il viso come un mocassino storto in una scatola con gli occhi come due occhielli per lacci. La porta a pressione si chiuse dietro ai due soffiando fuori quell’ultima aria fredda accodatasi e Mario seguì il fratello con lo sguardo, guidandolo tra i posti e la gente. Lo guardava da dietro scortandogli le spalle curve e muovendo la testa come se lo filoguidasse fino agli ultimi sedili caldi sopra il motore.

Ripresero la corsa da piazza dell’Emporio verso l’osteria. Era perso il Secco, lo seguiva in autobus e tra i tavoli senza mai dire una parola che non fosse l’elenco dei piatti del giorno o un grazie incespicato. Non parlava e annuiva soltanto, anche quando qualche cliente danaroso chiedeva più di una pietanza scaldata.

“A Mà vojo tornà da mamma stasera”
“e come ce torneresti a casa stasera sentimo ‘n pò?”
“in treno Mà, er t- treno fino a Rieti e poi u- un volo p’er il paesello”
“Da Rieti? perchè da Rieti mò?”
“perchè lì fanno e po- porpette cor brodo callo che vojo fà magnà a mamma”.
“Brodo callo cò e porpette? sai da quann’è che nun se trova carne in giro? e sai chi ce trovi a casa fratè? De sicuro l’ossa de mamma e a sera quei vermi ‘nfami”.

Non dovette nemmeno voltarsi a guardarlo. Era certo che quel suo farneticare fosse l’ultimo gruzzolo di parole di tutto un anno. L’ultima volta che lo sentì blaterare fu quando, riuscì a comprare delle bistecche di manzo e sedani gialli al mercato rionale nel settembre del 2011, l’ultima volta. Prima dell’epidemia.

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